Questa audioguida ti accompagnerà alla scoperta dell’esposizione attraverso curiosità, notizie e insight sulle opere presenti in mostra.
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Scopri la mostra “OBEY: The Art of Shepard Fairey”, in 15 minuti
Benvenuto alla mostra “OBEY: The Art of Shepard Fairey”, presso la Fabbrica del Vapore di Milano.
Sei all’interno della prima mostra in Italia dedicata a Shepard Fairey, in arte OBEY, uno degli street artist più influenti e acclamati nel mondo.
Chi è Shepard Fairey, l’artista dietro lo pseudonimo di OBEY?
Nasce il 15 febbraio 1970 a Charleston, in South Carolina, negli Stati Uniti.
Il suo interesse per l’arte e la creatività è presente già dall’infanzia, per questo dopo il liceo, Obey prosegue i suoi studi presso la Rhode Island School of Design, una delle istituzioni d’arte più prestigiose degli Stati Uniti.
Per Obey, lo sticker è un passaggio fondamentale del suo percorso, prima personale e poi artistico.
È il 1984 quando la sua attenzione viene catturata dagli stickers legati al mondo dello skate e del punk rock.
In quel periodo quelle piccole opere d’arte rappresentano un segno di appartenenza ad una cultura alternativa e ribelle, permettendo di esprimere la propria identità anche in un contesto privo di graffiti e arte urbana.
L’opera, Gears of Justice, rappresenta uno degli elementi distintivi dell’opera di Obey: la stella.
L’artista ha ideato la sua “Star Gear” alla fine degli anni novanta come motivo da utilizzare in maniera ricorrente nelle sue opere dallo stile costruttivista e industriale, nonché come stencil facilmente applicabile per le strade, associando la propria immagine all’ingranaggio per il suo portato simbolico.
“Rise Above Cop” affronta una tematica che sta molto a cuore all’artista, ovvero l’eccesso di violenza utilizzata dalla polizia e dalle forze dell’ordine negli Stati Uniti d’America.
L’opera “Printing Press” rappresenta un chiaro riferimento alla tradizione della stampa e alla sua influenza nella diffusione della cultura e dell’arte.
Obey considera la stampa come l’inizio della democratizzazione dell’arte ed è fondamentale nella sua produzione artistica.
Ti trovi nella sala dedicata alla tematica della PROPAGANDA.
Qui salta subito all’occhio uno dei personaggi contemporanei più importanti del nostro tempo: si tratta dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, protagonista del celebre manifesto di Obey con la scritta HOPE, Speranza.
Obey si distingue per la sua pratica artistica che si confronta direttamente con la pubblicità commerciale, attraverso una reinterpretazione degli slogan pubblicitari.
Un esempio significativo di questa pratica è rappresentato proprio dall’opera YOUR AD HERE.
Obey con quest’opera intitolata Conformity Factory, invita a porsi delle domande fondamentali: chi è al comando della “fabbrica del conformismo”?
Ti trovi davanti alla parete che raccoglie opere realizzate da Obey con la tecnica “Rubylith”.
Questa tecnica consiste nell’utilizzo di una pellicola trasparente rossa, color rubino, applicata su una base trasparente che viene normalmente impiegata per la creazione delle serigrafie.
In questo video – Facing The Giant: Three Decades of Dissent – puoi vedere il racconto del progetto lanciato in collaborazione con Juxtapoz Mag, filmato e prodotto da Chop ‘em Down Films.
Ti trovi all’interno della Piazza centrale, guardando in basso ai tuoi piedi vedrai un grande mandala.
Sei in una posizione privilegiata: da qui il tuo sguardo è libero di esplorare di diverse direzioni dell’intero allestimento della mostra.
L’estetica di Obey ha sempre avuto l’obiettivo di raggiungere il pubblico su larga scala e fuori dai tradizionali spazi artistici.
Utilizzando murales, poster, sticker e stencil, l’artista porta i suoi messaggi direttamente nelle strade, rendendo l’arte accessibile a molti.
In “Make Art Not War” Obey combina il suo inconfondibile stile grafico, con un potente messaggio di pace.
Ti trovi di fronte all’opera “Defend Dignity” che Obey ha immaginato nel 2017 in collaborazione con la fotografa Arlene Mejorado, per la famosa campagna “We The People”.
Ti trovi davanti all’opera intitolata “Barbwire Dove” di Obey, un potente simbolo di pace e resistenza.
Obey ha ritratto numerose figure iconiche legate a questo tema: tra questi personaggi spiccano Angela Davis, Desmond Tutu e Muhammad Ali.
Sulla parete di fronte puoi trovare una serie di opere legate da un filo rosso: omaggiare coloro che hanno combattuto per i propri diritti.
Forse non lo sai, ma Obey non sarebbe l’artista che è diventato, senza la musica che lo ha accompagnato sin dalla sua infanzia.
Lui stesso lo racconta: “Sono un appassionato ascoltatore di musica e collezionista di dischi fin da bambino e faccio il DJ da quasi 20 anni. Ascolto musica costantemente e le canzoni che ascolto spesso ispirano la mia arte. Non riesco a immaginare la vita senza musica”.
L’opera di Obey dedicata a Joe Strummer è un omaggio vibrante a uno dei suoi eroi musicali.
Joe Strummer, celebre frontman dei Clash, non solo incarna la musica ribelle, ma anche ideali profondi e una ferma opposizione all’ingiustizia sociale.
Obey ha creato un’opera dedicata a Bob Marley basandosi su una fotografia di Dennis Morris.
Il suo interesse per Bob Marley risale alla sua adolescenza quando acquistò l’album “Rastaman Vibrations” poco dopo aver scoperto che uno dei suoi primi skatepark, era soprannominato “The Rasta Ramp”.
Obey considera Chuck D, fondatore e leader dei Public Enemy, un eroe per la sua voce potente e incisiva nel campo sociale e politico.
I testi di Chuck D sono noti per affrontare il potere con sincerità e critica, aprendo nuovi percorsi nella musica, che pochi osano percorrere.
Su questa parete trovi le Album Cover di Obey.
Questa serie è un’esplorazione, guidata dall’artista stesso, all’interno del panorama artistico e musicale che ha plasmato il suo immaginario.
Ti piace la musica?
Allora scansiona il QR code, per scoprire la playlist che Obey ha creato per i suoi cinquant’anni.
Obey omaggia la musica non solo nelle sue opere a tema musicale, ma la utilizza anche come musa ispiratrice per affrontare temi a lui cari, come la salvaguardia dell’ambiente.
“Paint it Black”, famosa canzone dei Rolling Stones, viene reinterpretata dallo street artist prendendo in prestito il titolo e lo spirito del brano.
L’opera “Natural Springs, Version two” presenta un bellissimo uccello dal particolare piumaggio rosso all’interno di una scena luminosa e vibrante, simbolo di una specie che sta andando incontro ad un preoccupante destino.
Stai guardando l’opera “Paradise Turn”, ispirata all’artista da vecchie foto, scattate dalle spiagge di Playa Del Rey e Long Beach, dove sono ben visibili le torri di perforazione petrolifere, mettendo in mostra l’impatto negativo di queste strutture sull’ambiente e sulla salute umana.
All’interno della mostra che stai visitando ci sono due opere molto interessanti.
Si tratta di “Earth Crisis” e “A Delicate Balance”, entrambe ispirate all’installazione progettata da Obey a Parigi in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del duemilaquindici, nota come COP ventuno.
Nella sala della mostra in cui ti trovi ora sono presenti le opere della più recente produzione dell’artista.
In queste opere, le forme geometriche e la palette minimal di rosso, nero e beige utilizzate dall’artista ai suoi esordi, vengono sostituite da composizioni più complesse e colori più caldi.
Ti trovi di fronte a una delle ultime opere realizzate da Obey, parte del ciclo intitolato “Modular Discourse”.
In questa serie l’artista ripercorre tematiche e soggetti già trattati ma qui affrontati con una nuova veste grafica, sia su carta, come nelle opere allestite su questa parete, sia su legno, come nelle opere che incontrerai più avanti nel percorso espositivo.
Sei di fronte all’opera intitolata da Obey “Swan Song”, un commento sul delicato equilibrio della natura.
L’immagine denuncia la sregolatezza di alcune aziende che continuano ad anteporre il profitto alla salute del pianeta.
I fiori sono un soggetto ricorrente nel lavoro di Obey, simboli di crescita positiva e armonia.
L’opera intitolata “While Supplies Last” presenta tre grandi tulipani su sei pannelli di legno, seguendo un metodo modulare sia per ragioni pratiche che concettuali.
È stato un viaggio incredibile, alla scoperta di Obey.
Questo artista continua a lasciare un’impronta indelebile nel panorama dell’arte contemporanea, stimolando una riflessione critica e invitando le persone a esaminare le complessità del mondo moderno attraverso l’arte e l’attivismo.
Questa audioguida è un progetto di Artuu Lab. Per info scrivere a obeymilano@
Artwork Pics: Courtesy Artist ObeyGiant.com _ Photographer Jon Furlong
Installation view: Emanuele Scilleri